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Tasso d’usura bancario: il punto di vista del cliente

Tasso d’usura bancario: il punto di vista del cliente

La valutazione che il cliente di una Banca può fare qualora i tassi d’interesse applicati dalla Banca siano dubbi o troppo alti: come farsi risarcire dal proprio Istituto di credito.

Secondo alcuni studi e alcune Associazioni di consumatori, le banche applicherebbero “tassi di usura” sulla maggioranza dei conti correnti. Se vengono applicati tassi usurai su mutui e prestiti sarebbe quindi possibile recuperare gli interessi pagati e i contratti sarebbero nulli o annullabili.

Cosa si intende per tasso d’usura? Ogni tre mesi la Banca d’Italia stabilisce il tasso massimo d’interesse, detto “tasso soglia”, che le banche possono applicare ai loro clienti quando chiedono un mutuo un prestito o un fido; se gli Istituti di credito applicano il tasso che supera quello di soglia commettono usura e i clienti per via legale possono richiedere i soldi indietro.

Capire se il tasso sia o no usurario è un po’ complicato, ma non impossibile.

Per verificare se la Banca ha applicato un tasso usurario o meno è necessario controllare il tasso nominale annuo (T.A.N) e sommarlo al tasso di mora, cioè il tasso che il cliente dovrebbe pagare alla banca nel caso in cui non riuscisse a pagare qualche rata. Se la somma di questi due tassi supera anche di poco il tasso soglia stabilito dalla Banca d’Italia per quel periodo, si può parlare di tasso d’usura.

In questo caso, il contratto potrebbe essere nullo e la banca potrebbe essere obbligata a restituire gli interessi pagati fino a quel momento (secondo interpretazioni estreme, in casi simili, le Banche non potrebbero richiedere al correntista il pagamento per il futuro di ulteriori interessi).

Facciamo un esempio utilizzando come riferimento un caso affrontato dallo Studio Legale LDS.

Analizzando un conto corrente con anno di riferimento 2011 terzo trimestre, il tasso soglia, ovvero il tasso massimo che il nostro cliente avrebbe dovuto pagare al proprio Istituto di Credito a seguito della richiesta un finanziamento, in quel periodo, non avrebbe dovuto superare il 15,366%; la Banca invece aveva applicato un tasso effettivo del 56,445% ben 41% in più del dovuto; il cliente non si era accorto di aver pagato un interesse così alto perché una parte dei soldi che doveva restituire alla Banca, quella che fa superare il tasso soglia, era camuffata sotto la voce “spese collegate al credito”.

Sul punto si è pronunciata la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 350/2013 che, oltre a permettere il recupero integrale degli interessi pagati su mutui, leasing e finanziamenti, quando i tassi o le penali superano la soglia di usura, ha stabilito che il mutuo ipotecario può essere annullato se ricorrono alcuni estremi che lo riportino a superare il tasso d’usura (quindi usufruendo di tutte le possibilità previste dalla Legge 108/96, tra cui la restituzione di tutte le somme versate con l’applicazione del articolo 1815 c.c., richiamato anche dall’art. 644 CP e dell’art. 4 della L108/96 che in sintesi prevedono la nullità della clausola contrattuale).

A seguito della predetta pronuncia, si sta diffondendo nel mondo bancario una certa paura riguardo a questa situazione, con la conseguenza che molti clienti stanno maturando avversione verso il proprio Istituto di credito di fiducia, sospettando che il comportamento dello stesso non sia corretto.

Il Dott. Commercialista Enrico Varvazzo, consulente dello Studio Legale LDS, consiglia come primo passo di valutare attentamente ciò che è avvenuto sui propri conti correnti con riguardo agli interessi applicati, avvalendosi di una consulenza contabile volta a ricercare l’eventuale applicazione di tassi usurai.

Laddove la consulenza contabile evidenziasse tassi usurai, l’avv. Federico Lerro, al fine di recuperare le somme pagate indebitamente alle banche, suggeriscono di proporre un’azione stragiudiziale finalizzata a trovare un accordo con le Banche; solo in caso di mancato accordo, i professionisti dello studio eventualmente proporranno alla clientela di intraprendere un’azione giudiziaria, convenendo in giudizio la Banca dinanzi al Tribunale, prospettando tempi e costi del giudizio.

 

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