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Guida in stato d’ebbrezza: la confisca dell’automobile e la sua restituzione

Guida in stato d’ebbrezza: la confisca dell’automobile e la sua restituzione

La possibilità di ottenere la restituzione della vettura: la strada dei lavori di Pubblica Utilità

Una gran quantità di persone circola quotidianamente per le strada italiane, guidando una propria autovettura su cui sta pagando alte rate di finanziamento;  molti altri guidano vetture che hanno acquistato con risparmi e con fatica.

In caso di superamento della soglia di 1,5 mg/l nel sangue scatta il sequestro della propria vettura, che verrà successivamente confiscata.

Il danno per l’utente della strada è enorme.

Infatti, l’art. 186, comma 2, lett. c), Codice delle Strada, oltre alla sanzione penale ed a quella amministrativa, a carico della persona che violi il precetto normativo, prevede che “con la sentenza di condanna ovvero di applicazione della pena a richiesta delle parti, anche se è stata applicata la sospensione condizionale della pena, è sempre disposta la confisca del veicolo con il quale è stato commesso il reato ai sensi dell’articolo 240, secondo comma, del codice penale, salvo che il veicolo stesso appartenga a persona estranea al reato”.

Tuttavia, se in linea generale la confisca del mezzo costituisce una giusta punizione per chi l’ha utilizzato in condizione di alterazione delle normali capacità fisiche e psichiche derivanti dall’ingestione di sostanze alcoliche, in realtà tale previsione è gravemente onerosa non solo per il  proprietario, in capo a cui rimane l’onere di continuare a pagare le rate, ma anche per i terzi che usufruivano del mezzo (infatti, molte sono le famiglie che possono permettersi una solo vettura).

A tale proposito, numerosi sono stati i clienti che si sono rivolti allo Studio Legale LDS per risolvere il problema della confisca della vettura.

I professionisti dello Studio Legale LDS evidenziano che in simili circostanze esiste, in realtà, la possibilità di evitare la confisca del proprio veicolo grazie alla disciplina introdotta dalla riforma dell’agosto 2010, che ha introdotto con il comma 9 bis dell’art. 186 C.d.S. l’ipotesi di conversione della pena (arresto e ammenda) in Lavori di Pubblica Utilità.

I legali Federico Lerro e Mayra Dominga Lauletta chiariscono che il criterio di conversione è il seguente: ogni 250 euro di ammenda e ogni giorno di arresto corrispondono ad 1 giorno di lavoro di pubblica utilità, pari a due ore di effettivo lavoro.  All’esito del corretto svolgimento del progetto di Lavoro di Pubblica Utilità da parte del condannato, il Giudice, dando atto dell’avvenuta espiazione della pena, dichiarerà estinto il reato, dimezzato il periodo di sospensione della patente di guida e ordinerà la revoca della confisca del veicolo.

Pertanto, lo Studio Legale LDS consiglia al cliente al quale è stata sequestrata l’auto, di prendere contatto con Onlus o Comuni, meglio se già convenzionati con il Tribunale, al fine di chiedere di essere ammessi a un progetto di lavori di pubblica utilità.

L’avv. Federico Lerro, in particolare dichiara :”convertire la pena che viene inflitta a seguito della commissione del reato di guida in stato di ebbrezza in ore di lavoro di pubblica utilità, costituisce un’esperienza senza dubbio positiva, di comprensione della propria condotta penale e di espiazione della sanzione al servizio della comunità.”

Anche la Dott.ssa Mayra Dominga Lauletta, che per lo Studio Legale LDS cura in tale settore i rapporti con le Onlus, i Comuni e i Tribunali, spiega come “ i progetti di lavori di pubblica utilità riguardano attività lavorative che rientrano in diversi settori d’intervento quali, ad esempio, la valorizzazione del patrimonio pubblico urbano, extraurbano e rurale, compresa la relativa manutenzione, la valorizzazione dei beni culturali ed artistici, il  riordino di archivi e recupero di lavori arretrati di tipo tecnico o amministrativo, la custodia e vigilanza finalizzati a migliorare la fruibilità di impianti sportivi, centri sociali, educativi o culturali e attività ausiliarie di tipo sociale a carattere temporaneo”.

Convertendo la pena in lavori di pubblica utilità, ai sensi dell’art. 186 comma 9 bis del C.D.S., si riotterrà la propria automobile, ma soprattutto si realizzerà un incontro tra l’interesse personale di chi occasionalmente si è trovato a rispondere dinanzi al Giudice penale di un proprio comportamento e il bene collettivo.

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