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Cosa cambia dopo dieci anni dall’introduzione della legge 40/2004?

Cosa cambia dopo dieci anni dall’introduzione della legge 40/2004?

La sentenza

La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della norma della legge 40 che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nel caso di sterilità assoluta di uno dei due componenti della coppia. Pertanto da ora in avanti il divieto di fecondazione assistita eterologa è incostituzionale.

In particolare decadono l’articolo 4 comma 3 della legge e l’articolo 12 comma 1 che puniva “chiunque a qualsiasi titolo utilizza a fini procreativi gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente” con una sanzione amministrativa da 300mila a 600mila euro.

Bocciati gli articoli che nei casi di ricorso alla vietata fecondazione eterologa vietavano il disconoscimento della paternità e stabilivano che il donatore di gameti non acquisiva alcuna relazione giuridica parentale con il nato, quindi non aveva né obblighi né diritti.

Gli avvocati Filomena Gallo e Gianni Baldini sono stati i primi a sollevare il dubbio di legittimità costituzionale sull’eterologa e il loro primo commento è stato che questa sentenza emanata dalla Consulta ha valore di legge e non è oppugnabile. Da oggi non potrà essere più emanata dal Parlamento Italiano una legge che vieta la fecondazione eterologa.

Rimane in vigore il divieto di accesso alla procreazione medicalmente assistita per single e coppie dello stesso sesso prevista dall’art.5.

Restano anche altre parti della legge già motivo di contestazione come la ricerca su embrioni sovrannumerari non idonei alla gravidanza e il divieto per coppie fertili portatrici di patologie genetiche di ricorrere alla fecondazione assistita al fine di selezionare embrioni non portatori della malattia.

 

Le reazioni

La Pontificia Accademia della vita ha espresso sconcerto e preoccupazione per la decisione della Consulta. “Questo divieto determinava una serie di garanzie soprattutto per il nascituro, a tutela della chiara identità dei genitori, con le relative responsabilità – spiega Monsignor Renzo Pegoraro, Cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita – . La possibilità che ci sia una terza figura, spesso maschile, quindi una distinzione tra paternità biologica e una affettiva e sociale nella stessa coppia crea dei problemi”.

Famiglia Cristiana definisce la decisione della consulta una “follia italiana” e, come ci si poteva aspettare, tutto il mondo cattolico italiano insorge.

Anche quello estero e in particolar modo spagnolo dove, alla faccia del cattolicesimo, i centri privati di PMA, insieme ad alberghi e ristoranti, si sono arricchiti con il turismo procreativo proveniente dall’Italia. Ma la cuccagna è finita.

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin invoca una condivisione con il Parlamento, in quanto “non si può pensare che queste questioni possano essere regolate solo con un atto di tipo amministrativo”. Per il ministro Lorenzin l’introduzione della fecondazione eterologa nel nostro ordinamento è un evento complesso che non coinvolge solo la procedura medica ma anche altri aspetti quali l’anonimato o meno di chi cede i propri gameti alla coppia e il diritto di chi nasce da queste procedure a conoscere le proprie origini e la rete parentale.

Giancarlo Galan in qualità di Presidente della Commissione Cultura della Camera si ritiene soddisfatto in quanto la decisione della Consulta offre una concreta possibile promessa di felicità a molte coppie italiane e riduce la discriminazione economica dei costosi trattamenti all’estero.

Non è dello stesso parere Eugenia Roccella, ex sottosegretario al Ministero della Salute, che definisce la notizia “pessima, perché una tale decisione apre scenari inquietanti e rappresenta una reale compravendita e sfruttamento di donne povere e giovani. I bimbi nati non avranno certezze sulle loro origini, come nell’adozione del resto, anche se in questi casi si ripara un danno mentre nell’altro il danno viene provocato”.

Andrea Borini Presidente di SIFES e Direttore di Tecnobios Procreazione, il centro di PMA di Bologna che prima della legge 40 accoglieva più ovodonazioni in Italia, si definisce molto contento della sentenza. “Confidavo molto in questo esito – commenta Borini – non solo come Medico Specialista di Medicina della Riproduzione, ma anche come comune uomo della strada che vede calpestati i propri diritti da una legge dello Stato. A breve la SIFES emanerà le linee guida cui dovranno attenersi i centri di PMA italiani. In pratica si riparte da dove la legge 40 ci ha interrotto”.

Eleonora Porcu del Sant’Orsola di Bologna sottolinea che, anche se cattolica, ragiona scientificamente in modo etico-laico e pertanto si definisce favorevole in generale ma preoccupata dalla possibilità di alimentare una schiavitù femminile di giovani donne che si sottopongono a stimolazione ovarica per soldi. La Porcu sottolinea che le banche dei donatori sono appannaggio solo dei centri privati mentre, in quelli pubblici, sono conservati solo gameti delle coppie a cui non si può attingere per l’eterologa che nel pubblico, peraltro, non è mai stata permessa in virtù di una circolare del 1985 ad opera dell’allora ministro Degan.

Molto filosofico il commento di Carlo Bulletti e Valeria Polli dell’Unità di Fisiopatologia della Riproduzione di Cattolica. “La sentenza restituisce il diritto primario di scegliere come si vuole generare un figlio e, al tempo stesso, consente a chi non ha altra possibilità di avere un figlio che è frutto dell’amore prima che della genetica. Il nostro Paese ritorna alla modernità dopo un decennio di oscurantismo. Termina l’onta dell’emigrazione riproduttiva e torniamo a far parte del mondo occidentale dove le finalità di una scienza applicata alla vita è costituita dalla vita stessa”.

Il commento della dott.ssa Trallo, consulente dello Studio Legale LDS

In Italia, prima dell’introduzione della legge 40/2004, le donne con esaurimento ovarico precoce o dopo alcuni tentativi di stimolazione ovarica con relativo fallimento e gli uomini con assenza totale di spermatozoi potevano ricorrere alla donazione di gameti (cellule uovo e spermatozoi). I centri di PMA – Procreazione Medicalmente Assistita – aderenti alla CECOS utilizzavano il criterio di non usare il seme maschile dello stesso donatore per più di cinque volte e, comunque, di selezionare coppie residenti in aree geografiche diverse per far in modo che i bambini nati avessero meno possibilità di entrare in contatto fra loro. Il problema di fratelli e sorelle germani esiste sin dagli albori dell’umanità ma, quello che può essere preoccupante, è che una volta adulti, non conoscendo il legame comune di maternità o paternità, potrebbero incontrandosi avere relazioni affettive e mettere al mondo bimbi per i quali aumenterebbe la possibilità di nascere con malattie genetiche determinate da mutazioni recessive. Proprio per questa ragione, infatti, sono vietati i matrimoni tra consanguinei.

Dopo l’entrata in vigore della legge 40 abbiamo assistito ad un numero notevole di coppie (oltre 2700 italiani all’anno) che hanno varcato i confini alla ricerca di paradisi procreativi e di trattamenti per la sterilità che nel nostro Paese non erano loro concessi per quel “tanto desiderato figlio”.

L’Osservatorio Turismo Procreativo, di cui Tecnobios Procreazione di Bologna è l’ideatore e il promotore, ha più volte messo in evidenza il fenomeno della “migrazione procreativa” e l’avvocatura si è ampiamente battuta sul diritto negato a queste coppie di diventare genitori.

Ovviamente chi desidera un figlio, ma non riesce ad averlo naturalmente, potrebbe sempre avviare il lungo ed estenuante percorso dell’adozione, sempre ammesso che riesca ad arrivarci in fondo.

Ma riflettiamo un attimo: la sterilità può essere di coppia e quindi, se entrambi gli aspiranti genitori non riescono a procreare, la strada dell’adozione diventa l’unica percorribile. Se invece l’incapacità di procreare è solo per uno dei componenti della coppia, il ricorso a tecniche di PMA eterologa dà ampie possibilità di successo.

Una donna che porta in grembo una nuova vita, con tanto di nausee gravidiche e caviglie gonfie, è investita di un ruolo così importante – quale mettere al mondo un bambino – che non si sofferma molto a pensare se l’uovo è uovo-donato. Quella donna partorirà suo figlio avuto dall’uomo che ama con il quale ha scientemente scelto di costruire una famiglia e che di fatto è il padre di suo figlio. Anche per la coppia in cui la sterilità è maschile la donazione di seme va vista come un grande atto di amore da parte dell’uomo: in primis verso la compagna che può coronare il suo desiderio di maternità e poi anche verso quel nascituro che completa una famiglia e che sarà amato come accade per tutti i nuovi nati. Il vero genitore è colui/colei che si impegna a voler bene per tutta la vita. Tutto il resto è secondario.

Spesso i genitori che ricorrono all’eterologa mantengono il segreto di questa scelta con familiari e amici per tutelare maggiormente il bambino e anche per il timore di un giudizio frettoloso e superficiale da parte di chi, in fin dei conti, non ha vissuto questa esperienza in prima persona. Ginecologi e pediatri, per ovvi motivi, ne sono invece a conoscenza.

Dott.ssa Fiammetta Trallo

Specialista in Ginecologia e Ostetricia

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